Così si dice quando si è bloccati nel traffico, senza scorciatoie possibili, senza alternative, senza possibilità di uscita. È un modo di dire che si usa così, con nonchalanche, senza rifletterci troppo, ma che a ben pensarci ha una connotazione decisamente inquietante.
Imbottigliata, come se qualcuno più grande, forte e potente ci avesse messo dentro una bottiglia per intrappolarci.

Imbottigliata, però potrebbe anche riportare ad un immaginario romantico, se si pensa ai messaggi affidati al mare con la speranza che un giorno qualcuno li legga, trovando in essi grandi rivelazioni o romaniche storie da scoprire.

Se almeno fossi il messaggio dentro la bottiglia basterebbe che qualcuno mi trovasse allora, aprisse il vitreo contenitore e mi leggesse, ma temo, con maggiore probabilità, di essere il messaggero.

Ahimè, mi sento un messaggero senza messaggio!

E una bottiglia senza messaggio, senza nulla da dire, senza nulla da leggere, che bottiglia è? Dove sta il senso nel galleggiare per giorni, mesi, anni se poi, quand’anche qualcuno dovesse scoprirmi, non avrebbe nulla di interessante di cui fare tesoro?

Mi sento imbottigliata,

e la bottiglia, quella che mi trattiene, imprigiona, limita è la parte più cocciuta, prepotente e fifona di me, ma è anche la mia corazza: intransigente, rigida e … incredibilmente fragile.

Che poi forse, a ben pensarci, bottiglia e messagero insieme, non potrebbero essere il vero messaggio?

Mi sento imbottigliata,

ma in fondo, non è sempre così spiacevole… questo cullante dondolio del mare.

Erika Lami

#BorderMinds #bottiglia #imbottigliata #pensieri

Illustrazione di Roberta Lami