Illustrazione di Roberta Lami

Le strade delle persone sono intricati labirinti, a volte si intersecano, a volte si dividono, ognuno ha il suo viaggio da percorrere e ogni volta che qualcuno parte si ha come l’impressione di dar via un piccolo pezzo di sé e rimanerne sprovvisti. Per fortuna siamo fatti di cellule che si rigenerano altrimenti che rimarrebbe del nostro io dopo qualche anno? Abbiamo un’anima coda di lucertola: “prego taglia pure qui, ma taglia deciso e netto e una nuova parte di me spunterà a rimpiazzare la perdita”. Spunterà diversa da quella di prima perché sarà plasmata sulla nuova me. La me dopo di te, l’ennesimo incontro e l’ennesima mutazione.

Perché in fondo, tanto le persone si prendono da noi, tanto è quello che a loro volta ci lasciano … bisogna solo sapersi abituare alla nuova immagine di noi stessi, quell’ immagine che le esperienze della vita, anche le più piccole, creano giorno dopo giorno, sempre diversa, sempre in evoluzione.

Siamo puzzle itineranti dai pezzi intercambiabili, siamo il continuo risultato di somme e sottrazioni. Non a caso quando si cerca l’anima gemella si dice che bisogna trovare l’incastro perfetto, un altro puzzle che completi il nostro paesaggio, che allarghi i nostri orizzonti.

Quando Roby ha fatto questo disegno non ho potuto non pensare a lei: la signora delle Olimpiadi.

Non mi ricordo il suo nome, a dire il vero, ma ricordo la sensazione che quell’incontro mi lasciò: un senso di apprensione, solitudine e nel contempo di grande stima e armonia con il mondo.

Lei, signora bionda americana sulla 50ina (o almeno credo) era venuta a Torino per assistere alle Olimpiadi invernali del 2006. Una sera, dopo aver visto una delle varie gare torinesi (pattinaggio artistico se non erro), incontrò per caso i miei genitori con una coppia di cari amici in un ristorante. L’amabile quartetto, espansivo e socievole, vedendola cenare e sorseggiare del buon vino in solitudine attaccò subito bottone con la bella bionda e così, cin cin dopo cin cin, si ritrovò invitata il giorno seguente a casa dei suddetti amici, dove anch’io ebbi l’occasione di conoscerla.

Non so perché… ma dal suo punto di vista successe un po’ quello che secondo me tutti gli stranieri si immaginano possa accedere quando vengono in Italia: trovarsi invitati a casa di sconosciuti a mangiare manicaretti fatti in casa, come nel film “Mangia Prega Ama”(perché si sa, gli italiani alla fine, stanno sempre a mangiare).

La cena fu estremamente piacevole per tutti quanti, noi ascoltavamo i suoi racconti, in quel poco di italiano che sapeva e lei le nostre chiacchiere consuete, condite da una ricca gestualità. Era impressionante vedere quanto disinvolta fosse a casa di completi estranei, attorniata da parenti e amici di questi ultimi, mai visti prima. Pian piano ci raccontò un po’ di più sul suo stile di vita e fu molto facile capire che tale scioltezza derivava non solo dall’essere una liberissima e indipendente americana, ma soprattutto da anni e anni di viaggi ed esperienze in solitaria. A quanto pare, la signora, single per scelta e felice di esserlo, era solita viaggiare per il mondo alla ricerca di nuovi eventi a cui partecipare e luoghi da esplorare. Attitudine estremamente affascinante, ma che giustamente fece nascere spontanea a qualcuno una domanda…”ma lei ogni tanto non si sente sola?” In risposta ci raccontò che in ogni luogo lei riusciva a trovare non solo sempre nuovi stimoli, ma anche nuove persone da considerare amiche e che dunque per ogni destinazione era come se lei avesse un pezzo di famiglia, una grande famiglia sparsa qua e là, alla quale lei poteva pensare per non sentirsi mai sola. Se da una parte, per qualche motivo, tutto ciò mi mettesse una certa ansia, dall’altra mi attraeva incredibilmente. Non mi piaceva pensare che non avesse nemmeno un piccolo nucleo di persone, un piccolo nido sicuro da raggiungere nei momenti di difficoltà, ma mi affascinava l’idea che sparso in giro per il mondo ci fosse qualcuno che la conoscesse, qualcuno che sapesse e ricordasse la sua storia e di cui anche lei si stava potando dentro il ricordo e l’affetto, senza che nessun obbligo o catena la tenesse legata. Era come se fosse contemporaneamente figlia e madre del mondo.

Andate alla ricerca dei vostri altri pezzi e non abbiate paura di perderne qualcuno per strada.

Nel frattempo, mentre leggete, io vi lascio un pezzo di me, un pezzo delle mie parole, un pezzo del mio puzzle.

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Erika Lami + Roby